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HERITAGE PERSPECTIVES

Dopo una prima significativa collaborazione con Afra e Tobia Scarpa, nel 1993 per Maxalto si apre un nuovo capitolo, di cui Antonio Citterio diventa unico autore e che si concretizza nella creazione della prima collezione nel 1996. I suoi progetti guardano inizialmente al primo Novecento e successivamente trovano riferimenti privilegiati nelle tipologie e nel linguaggio del design francese tra le due guerre, per trovare nel corso degli anni sempre nuove espressioni che interpretano con efficacia le tendenze estetiche contemporanee. Uguali tra loro, eppure uno diverso dall’altro, gli arredi Maxalto consentono di personalizzare il luogo dell’abitare dando vita ad ambienti che diventano espressione di uno stile di vita personale, quindi unico. Una produzione che non ha mai cercato di inseguire mode o tendenze, ma ha dato vita da una serie ricchissima di variazioni sui temi del comfort, della convivialità, della casa come luogo domestico privato e al tempo stesso pubblico.

"Quando si inizia un percorso di progetto che vuole creare non solo oggetti ma un’intera idea di ambiente, non sempre è chiaro l’obiettivo finale: occorre mettere via via a fuoco ciò che all’inizio sembra sfuocato, lavorando con pazienza sulle forme, le strutture e i materiali. Così il mio percorso con Maxalto inizia idealmente, a metà degli anni 90, con una visione: un’immaginaria scena teatrale di ambiente borghese, di ispirazione francese, dove nascono i primi prodotti in cui ho cercato di combinare piacere estetico e funzionale. Per rendere realtà questo scenario sono stati importanti alcuni punti di riferimento: l’immaginario di progettisti come Jean Michel Frank, che ingentiliscono le geometrie talvolta costrittive del Modernismo; la dedizione del produttore e dei suoi realizzatori a raggiungere la massima qualità; il filtro dello sguardo di chi rappresenta questi oggetti nella comunicazione. Dopo tanti anni di progetto, mi pare si sia infine creato un universo di prodotti tra loro coerenti, fedeli a quell’idea iniziale di ambiente, che si può oggi considerare anche una scommessa vinta. Raccolti ora in quello che considero più un libro che un catalogo, una parziale autobiografia, questi oggetti trasmettono la sensazione che si sia compiuto un ciclo, che possano andare liberamente per il mondo e per le case, indipendenti dal loro progettista perché sono diventati una realtà dell’abitare contemporaneo, tanto ricca quanto varia, destinata a durare ancora molto a lungo. Non avrei potuto desiderare di meglio come compimento di questo percorso iniziato 25 anni fa."